Questo è il primo romanzo, e per ora unico (ma vorrei porvi rimedio), che ho letto in inglese. Niente di troppo complicato, un crime americano, scritto in modo agile, “immersivo” e molto molto moderno. “Fletch” di Gregory Mcdonald è del 1974 e dimostra quanto la letteratura di genere e di “consumo” statunitense sia parecchio più avanti della nostra, scritta spesso con la manina sinistra o con una sorta di timore reverenziale per la letteratura “alta”, quella scritta “bene”. Di sicuro là si scrive di più, la platea è più ampia, si produce anche tanta fuffa, ma se “un prodotto” dimostra di essere di qualità e riesce a emergere, beh qualcosa vorrà pur dire.
Due dei libri dedicati a Fletch hanno vinto dei premi, gli Edgar Awards assegnati dall’organizzazione Mystery Writers of America (“Fletch” Best First Novel nel 1975 e “Fletch won” Best Paperback Original nel 1977) ed è l’unica volta che un libro e il suo seguito hanno vinto un Edgar Award. Mcdonald scrisse nove romanzi dedicati a Irwin M. “Fletch” Fletcher, giornalista investigativo per un magazine di Los Angeles (i primi quattro tradotti anche in Italia e pubblicati da Il Giallo Mondadori, ma ormai credo introvabili). Il primo della serie, quello che ho letto io (“Giovedì mi ucciderai” in italiano) è stato trasposto nel 1985 al cinema in un film tra il comico e il giallo interpretato da Chevy Chase, “Fletch: un colpo da prima pagina”.
La storia più o meno è la stessa, ma c’è qualche differenza: nel romanzo il protagonista è più giovane, neanche trentenne, anche se ha già due divorzi alle spalle, mentre Chase era già ultraquarantenne quando interpretò il personaggio, anche la trama e qualcosina nel finale cambiano leggermente. Flecht si finge un tossico vagabondo per indagare su un traffico di droga lungo la spiaggia e viene ingaggiato da un ricco signore per un incarico del tutto singolare: da lì a una settimana dovrà presentarsi a casa sua e ucciderlo. L’uomo si dichiara malato terminale di cancro e per fare incassare alla sua famiglia la cospicua assicurazione sulla vita non può suicidarsi. Vorrebbe simulare una rapina e promette di pagare bene il suo servizio, assicurando a Flecht, che lui crede davvero uno sbandato, anche una sicura via di fuga verso il Sud America. Fletch allora, oltre a continuare le proprie indagini, comincia a investigare su quest’uomo, Alan Stanwyk e man mano scopre che la situazione non è esattamente come gli è stata presentata.
Mcdonald ha scritto anche una serie di romanzi dedicati all’ispettore Flynn, spin off di un personaggio apparso in un romanzo dedicato a Fletch. Per quanto riguarda il cinema, nel 1989 Chevy Chase ha dato di nuovo il volto a Fletch in “Fletch, cronista d’assalto”, carino ma meno convincente del primo.
Da qualche anno l’attore Jason Sudeikis (emerso dal Saturday Night Live e noto al cinema per la partecipazione a film quali “Come ammazzare il capo e vivere felici” 1 e 2, “Downsizing” e “Kodachrome”) parla di un progetto di reboot per un film su Fletch, ma finora, ho cercato qua e là, mi pare che non sia ancora stato realizzato.

Qui sotto metto il trailer del primo film, quello del 1985.
Due note: il cameo di Kareem Abdul Jabbar (che in quegli anni aveva partecipato anche all’”Aereo più pazzo del mondo”) durante un sogno del protagonista che si immagina di giocare nei Lakers e una piccola parte per un’allora sconosciuta Geena Davis, collega di redazione di Fletch.