Billions, alta finanza e legge in una serie tutta da vedere

Billions è una serie molto avvincente, con una trama serratissima, ben scritta e ben recitata. Al centro di tutto c’è la conquista di soldi, prestigio e potere, una sorta di “House of Cards” in cui però la politica resta sullo sfondo, anche se inevitabilmente presente, e in evidenza ci sono il mondo della finanza e della legge, ai più alti livelli.

Chuck Rhoades (Paul Giamatti) è un potente procuratore distrettuale che nella brillante carriera non ha ancora perso un caso. Bobby “Axe” Axelrod (Damian Lewis) è miliardario alla guida di una compagnia finanziaria specializzata su fondi speculativi. I due inevitabilmente verranno a scontrarsi. A complicare le cose, la moglie di Rhoades, Wendy (Maggie Siff), lavora presso la società di Axe come consulente del lavoro e psicologa. Da avversari, i due finiranno per diventare alleati quando la situazione di entrambi andrà a  complicarsi.

Le vicende si susseguono senza quasi tempi morti, ogni personaggio è tratteggiato in modo impeccabile. Io dei giochi di potere nelle procure americane non capisco nulla e tanto meno di alta finanza. Eppure questa serie riesce comunque a rapirmi senza per questo presentare le situazioni in modo troppo semplificato o banale. Tra una montagna di cinismo e cattiveria, arrivano anche inaspettati momenti in cui ogni personaggio è costretto a mostrare il suo lato più umano.

La quinta stagione è palesemente divisa in due, la produzione (oltre agli immaginabili problemi connessi al covid) ha dovuto affrontare una grave disgrazia nella vita di un membro principale del cast. Damian Lewis (Homeland, e Steve McQueen nel tarantiniano C’era una volta a Hollywood) è rimasto vedovo, sua moglie, l’attrice Helen McCrory (Narcissa Malfoy nella saga di Harry Potter), è morta all’età di 52 anni ad aprile dello scorso anno per cancro. Lewis ha chiesto un periodo di pausa dal lavoro e il suo personaggio, Bobby “Axe” Axelrod non comparirà nella sesta stagione. Forse non sarà un addio definitivo, ma anche l’uscita di scena di Axe è tutta da vedere.

Contro di lui troviamo sempre il procuratore distrettuale Chuck Rhoades, interpretato dall’impeccabile Paul Giamatti e nel mezzo la (quasi) ex moglie di quest’ultimo Wendy Rhoades, che ha il volto di Maggie Stiff (Sons of Anarchy, Mad Men). In questa stagione poi Axe dovrà anche fronteggiare un rivale che opera nel suo stesso campo (e che nella prossima stagione potrebbe diventare un personaggio di maggior peso), Michael Prince, il magnate interpretato da Corey Stoll.

Le vicende sono difficilmente riducibili a poche righe di trama e ci sono anche parecchi personaggi secondari che rendono tutta la vicenda complessa sì, ma assolutamente verosimile.

Una nota di merito per il personaggio di Wags, Mike Wagner (interpretato da Davis Costabile), braccio destro di Axe che, un tipo del tutto particolare, festaiolo e amante del lusso, ma del tutto implacabile sul lavoro, nell’episodio 11 ne combina una che lo ha fatto schizzare nelle posizioni alte dei miei personaggi preferiti delle serie che ho visto (al pari di Tyrion di Game of Thrones, per capirci).

Tutta la serie è disponibile su Sky e su Now Tv.

Consigliatissima.

The Wire

L’anno scorso ho finalmente colmato un vuoto culturale che mi pesava un po’. Sentivo spesso parlare di “The Wire” e ne ero sempre più incuriosito.

Non so se la metterei al primo posto nella mia classifica personale delle serie preferite, ma di sicuro è tra le prime 5 (accanto a “Soprano”, “Breaking Bad”, “Mad Men”, “Bojack Horseman”… ma in realtà non sono ancora pronto per stilarla, la classifica!).

Ambientata a Baltimora, The Wire parla di malavita, spaccio di droga, forze dell’ordine, educazione, politica, informazione e società in genere. Detta così sembrerebbe un’accozzaglia informe di elementi disparati, invece si tratta di un grande affresco distribuito su cinque stagioni, che riesce ad offrire differenti punti di vista sulle tematiche affrontate. Un racconto corale che si dipana inesorabile, come la vita. Ogni personaggio fa i conti con difficoltà e compromessi, spesso ingiusti, a volte causati da eventi totalmente casuali. Un esempio su tutti: il motivo scatenante che porta una squadra speciale a indagare nella seconda stagione sui traffici illegali del porto… Il tutto parte dall’arroganza di un becero capo di polizia che vuole incastrare il capo dei portuali, perché ha donato alla chiesa una vetrata più grande di quella che avrebbe voluto donare lui. E poi di reati se ne scopriranno, ma quella inchiesta inizia così.

Ogni stagione è incentrata su una tematica specifica, senza perdere di vista i personaggi ricorrenti. Non c’è un vero eroe, non c’è nessuno che sia senza macchia e senza paura. Anzi, succederà che i “buoni” dovranno cedere a sotterfugi e inganni per poter portare a termine indagini con fini “giusti” ( o anche solo per poter lavorare).

Maledetto, fottuto, impareggiabile realismo. D’ora in poi, quando qualcuno avrà l’ardire di affermare che in una serie “tutto torna”, dovrò per forza chiedergli se ha visto “The Wire”. Questa serie alza l’asticella del livello critico, questa serie insegna a scrivere, i dialoghi e le situazioni sono un rarissimo esempio di trasposizione verosimile quasi più vera del vero.

L’ideatore è lo scrittore David Simon, ex giornalista, dal cui libro è stata tratta la serie “Homicide” e che successivamente avrebbe creato un’altra interessantissima serie, di cui prima o poi parlerò, “The Deuce -La via del porno” con interpreti del calibro di James Franco e Maggie Gyllenhaal.

Trasmessa dal 2002 al 2008, The Wire è di proprietà di Sky e la si può vedere su NowTv.

Fortissimamente consigliata.