L’anno scorso ho finalmente colmato un vuoto culturale che mi pesava un po’. Sentivo spesso parlare di “The Wire” e ne ero sempre più incuriosito.
Non so se la metterei al primo posto nella mia classifica personale delle serie preferite, ma di sicuro è tra le prime 5 (accanto a “Soprano”, “Breaking Bad”, “Mad Men”, “Bojack Horseman”… ma in realtà non sono ancora pronto per stilarla, la classifica!).
Ambientata a Baltimora, The Wire parla di malavita, spaccio di droga, forze dell’ordine, educazione, politica, informazione e società in genere. Detta così sembrerebbe un’accozzaglia informe di elementi disparati, invece si tratta di un grande affresco distribuito su cinque stagioni, che riesce ad offrire differenti punti di vista sulle tematiche affrontate. Un racconto corale che si dipana inesorabile, come la vita. Ogni personaggio fa i conti con difficoltà e compromessi, spesso ingiusti, a volte causati da eventi totalmente casuali. Un esempio su tutti: il motivo scatenante che porta una squadra speciale a indagare nella seconda stagione sui traffici illegali del porto… Il tutto parte dall’arroganza di un becero capo di polizia che vuole incastrare il capo dei portuali, perché ha donato alla chiesa una vetrata più grande di quella che avrebbe voluto donare lui. E poi di reati se ne scopriranno, ma quella inchiesta inizia così.
Ogni stagione è incentrata su una tematica specifica, senza perdere di vista i personaggi ricorrenti. Non c’è un vero eroe, non c’è nessuno che sia senza macchia e senza paura. Anzi, succederà che i “buoni” dovranno cedere a sotterfugi e inganni per poter portare a termine indagini con fini “giusti” ( o anche solo per poter lavorare).
Maledetto, fottuto, impareggiabile realismo. D’ora in poi, quando qualcuno avrà l’ardire di affermare che in una serie “tutto torna”, dovrò per forza chiedergli se ha visto “The Wire”. Questa serie alza l’asticella del livello critico, questa serie insegna a scrivere, i dialoghi e le situazioni sono un rarissimo esempio di trasposizione verosimile quasi più vera del vero.
L’ideatore è lo scrittore David Simon, ex giornalista, dal cui libro è stata tratta la serie “Homicide” e che successivamente avrebbe creato un’altra interessantissima serie, di cui prima o poi parlerò, “The Deuce -La via del porno” con interpreti del calibro di James Franco e Maggie Gyllenhaal.
Trasmessa dal 2002 al 2008, The Wire è di proprietà di Sky e la si può vedere su NowTv.
Fortissimamente consigliata.